mercoledì 21 aprile 2010

Ascoltando riflessioni di una donna in carriera con la vita in frantumi. (Può servire, a volte.)

S'era spostato più in là, il ragazzo. Accanto vi erano tutti gli amici, si scherzava, si discuteva del più e del meno, come quando la noia uccide.
E la donna, quella donna, aveva l'aria di chi vola in alto, intoccabile, ma se sfiorata si sarebbe spezzata le ali.
Composta, severa, corretta. Non riuscivo a guardarle quel capello fuori posto, forse perchè pensavo fosse così perfetta da non poterselo permettere, forse perchè evidenziava ancor di più la sua debolezza.
Si scagliò contro il ragazzo, gli ordinò di tornare al suo posto. Egli, motivò il suo comportamento, non aveva voglia di star solo. E lei, con la voce tesa come la corda di un violino, esclamò: "Si sta così bene soli. Si sta meglio, ma forse lo capirai troppo tardi."
Cos'era? Sofferenza? Non lo so. Punti interrogativi mi assalgono, punti e basta mi fermano.
Forse ha ragione.
E io dovrei preoccuparmi, se ascolto i consigli della Professoressa di Storia dell'Arte, schizofrenica oserei dire, alla prima ora del ventuno aprile duemilaedieci.

sabato 17 aprile 2010

E scusami se sono così criptica.

Io di solito appoggio la testa al cuscino la sera, dò nomi agli oggetti, mi incazzo con loro. Poi guardo il soffitto e disegno immagini, mi addormento. Quando mi sveglierò la realtà fungerà da gomma per cancellare tutti i sogni. Mi dicono che sono pazza, che amo la vita, lo schifo.
Ribadisco, ho bisogno di qualcosa di cui non ho bisogno. Il bisogno lacera dentro, consuma.
Mi hanno detto che la consapevolezza di volersi rialzare che ho sulla pelle, è simbolo di crescita, purezza. Dicono, dicono. BLABLABLA. [Ride.]