mercoledì 8 dicembre 2010

evitiamo.

Perchè tutti insistono nel volermi vedere?
E pensare che io ogni giorno evito gli specchi.

martedì 16 novembre 2010

196.

Mi hai dato un numero: 196.
Mi piace da impazzire il fatto che potrò guardarti come se tu fossi un grattacielo.
E baciare le tue labbra sarà come sfiorare il sole.
Ho le mani rosse, mi vergogno un sacco, per fortuna che ieri rimarrà ieri e poi diventerà l'altro ieri e così via e diventerà un giorno sempre più lontano e magari un giorno nemmeno lo vedrò più, che fortunatamente sono miope.
Voglio essere un mirtillo, mi materializzo sempre dannazione.
E voglio essere decisa a parlare con uno sconosciuto, tanto alla fine è solo sapere il tuo nome che ti permette che tu non lo sia.

Mi piaccio qui:

domenica 14 novembre 2010

Comprerò un separè che separi i sogni dalla realtà.

Io adesso mi strizzo gli occhi e me ne sto coi piedi incrociati sotto duecentodiciassette piumoni, mentre sanguino. Sono gonfia di noia e malattia. E nessuno lo capirà, come nessuno ha fatto fino ad oggi.
Forse ho ripreso a mangiare cerchi concentrici e questo non aiuta, ma non c'entra nulla con quello che è successo stanotte.
Stanotte la terra era rossa e bruciava, il vento la portava via con sè e ci andava dritta negli occhi e ci faceva perdere la vista come se - per chissà quale motivo - non dovessimo vedere.
Un ragazzo intonava una canzone dei Baustelle e poi a catena iniziai a cantarla io e poi T. e poi discutemmo sul testo, robaccia così.
Ma ti pare ch'io mi ricordi dove cazzo stavamo? Non lo so.
Avevo un disegno con un unicorno azzurro, bianco e rosa. Come diamine mi è saltato in mente di farlo rosa? Io odio il rosa! Ma era solo un sogno.
E l'ho strappato, quel disegno. E' volato da una scala di 14 e l'ho fatto a mille pezzi.
Inspiegabilmente M. lavava i piatti e piangeva come ogni notte; fissava il disegno fluttuare nell'aria.
Scesi, giù da lei, mi strinse fino a farmi perdere il respiro.
Dio se l'amo, Dio.
Che M. è tutta la mia vita e anche Cappa e Vv.
Perchè non ho nominato P, adesso non lo so. Ma lui gridava e impazziva.
Perchè sai, M. sei la cosa più bella che esista, che esisteva.
Promettimi che se chiudo gli occhi non piangi e stai in silenzio.
Promettimi che tornerai ad abbracciarmi perchè ho paura di riaddormentarmi stanotte.
Ho bisogno di un separè.
Ho bisogno di smettere.
Ho bisogno di smettere di avere bisogno.

mercoledì 20 ottobre 2010

Regalate un cuore a V.

V. è ritornata; V. ha provato mille maschere in dodici mesi.
Non le stava bene nessuna, ma la voglia di cambiare è maledetta, come Caravaggio che le sta facendo scoppiare la testa. Non è più V. che parla, ma è una eco continua, si sentono sempre le stesse cose, in quella scatola blu. Regalatele un cuore, regalatele un porta-cuore.
V. ha sentito parlare in televisione di chi cancella i volti dalla vita delle persone, V. cancella il volto di sè stessa, dalla sua vita.
Odia la parola Troppo.
E' tornata l'era del bianco e nero.
Il nero.

lunedì 18 ottobre 2010

Ha nevicato stanotte.


Stanotte ha nevicato. Ha nevicato però era giorno, stanotte. Osservavo dalla finestra, non avevo mai visto nevicare, dico davvero. Le mie gambe hanno incominciato a correre, correre, correre, quasi senza alcun comando; ho preso la macchina fotografica e sono andata lì, dov'ero stata poco prima, a immortalare un momento così, quasi come fosse una di quelle persone che vedi una volta e forse mai più.
Però era un sogno, io non ho mai visto nevicare. E oggi mi sento come una di quelle palle di vetro, piene di acqua e neve finta. Come sono chic.
E poi mi sento come quei bambini impacciati al loro primo bacio, al loro primo giorno di scuola, al loro primo, primo non so cosa. La professoressa di filosofia mi ha detto che se fossi nata in un'altra epoca, probabilmente mi avrebbero condannata al Rogo.

Te l'ho detto che sto correndo, ma sempre sullo stesso posto.
Stamattina mi piaceva la voce di quel cantante di quando avevo 10 anni,
che poi non si sa come piace anche a te.
E mi ha dato il buongiorno,
diceva che la sensazione era strana
sì cazzo.
Invertiamo i ruoli, voglio che le sensazioni vengano a cercarmi,
so che io non lo farò mai.

[ Si vedono di più.]

venerdì 8 ottobre 2010

Ignoranza Scopri La n A usea.

Stasera mi diletto in una nuova professione: Invidiare gli Ignoranti.
E credetemi, invidiare fa sprecare molti neuroni.
Se solo avessi saputo che scoprire i significati di tante parole, quali conoscere gli opposti e sinonimi, imparare a leggere, scrivere e parlare, forse avrei preferito non imparare mai.
La nausea la si sente da sotto le coperte, come ogni mattina, si scopre, sempre.
Non resta mai abbastanza soffocata.
Vorrei perdere la concentrazione,
vorrei che tu ti ricordassi di prendermi le compresse.
Che vorrei due abbaglianti sullo specchio per non vedermi, mentre c'è chi mi considera non una abat-jour da Motel, ma un piedistallo da Louvre, o il chiodo con cui il Ghigno della Gioconda sta appeso, lì.
Tant'è che sono arancione, tant'è che il 31 ottobre spero che qualcuno riesca a svuotarmi le viscere e la scatola cranica, sarò una bella zucca vuota, in onore dell'Ignoranza.
Io voglio dimenticare tutto, voglio dimenticare e scoprire solo quello che fa bene a me.

Sono L'Egoista di sempre.

E prendo decisioni decisioni, son decisa. Ora.

mercoledì 6 ottobre 2010

Scrivimi.

Vorrei essere una scritta.
Poter cambiare le mie dimensioni, essere grande, piccola, in grassetto, sottile, evidente, trasparente.
Piangi che mi bagno delle tue lacrime.
Smettetela di cascar nell'amore.

mercoledì 29 settembre 2010

?

Discutendo di un'amata solitudine che non esisterà mai, cioè, mi spiego, non la solitudine di per sè, ma quella amata, credo non possa esistere, nonostante ci si senta estasiati davanti una tazza dipinta di blu e giallo, calda, a lato il barattolo di burro di arachidi che anche ti disgusta - però sta lì perchè ami la scritta fucsia e il tappo color verde acqua - con le gambe incrociate Noi sul divano, ognuno per i cazzi suoi, a guardare un film, che so, che parla d'Altri. Tanto poi alla fine tutti guardano tutto e tutti come se fossero tanti cortometraggi, ti piacciono, li scarti, fai zapping perchè ti fan cagare oppure proprio perchè gli fai cagare iniziano a borbottare, criticare.
Stasera scrivo con le mani sporche d'inchiostro, ho sui palmi due punti interrogativi così grandi, che neanche se ne vanno più, peggio dell'inchiostro che tanto amiamo, noi giovani ammassi di pelo e carne puzzolente. Chissà chi leggerà, chissà chi riderà, chissà chi, qualsiasi cosa sia.

Io credo di sentirmi impacciata, io credo di riuscire a parlare solo con V. di quest'ultima situazione.
E mi dispiace se non mi pensi più come prima che mi sentivo coi piedi nell'oceano, mentre ora avrei solo bisogno di un paio di calze di spugna per ripararli dal freddo che fa.
Strizzo gli occhi finchè non mi addormento,
5.00 am e piego la mia schiena, corro, corro, corro.
Mi lavo da ogni errore e ricomincio, sperando di non sbagliare, almeno con Te, stavolta.

Buonanotte.




sabato 18 settembre 2010

. 2

Io veramente, non so parlare di me.
E' una cosa che non mi riesce proprio.
Ma posso dire stasera cos'è che non mi piace:
i biscotti, il sabato sera, fare l'amore usa e getta, guardare i telefilm e piangere, il sole, la scuola, il fucsia, la mancanza di qualsiasi cosa.

Grazie per quell'unica volta in cui mi hai fatto sentire importante e per tutte le altre in cui mi stai facendo sentire niente.

domenica 12 settembre 2010

Biancosporco e rosso rossetto.

E' una di quelle notti dal bianco sporco e macchie di rossetto sul bordo della vestaglia da notte.
Chili di gelato che placano la sofferenza, il nervosismo e poi subentrano i punti interrogativi e le paure. Sono davvero così superficiale, ho paura di cose davvero superficiali e sono convinta che ne avrò per molto e se non vi sta bene pace e amore.
G. deve essere proprio una di quelle persone tristi, una di quelle che in così tanti anni di esistenza non ha capito un cazzo della vita. Ecco appunto, esistenza, non vita. Così inizia a stringere la mano a Facebook, Internet Explorer e se gli dici: "si scrive con due mani alla tastiera del pc", ti sbrana. E tu sei costretto a chiudere la porta della stanza e riprendere a pensare che prima ancora il pavimento grigio di casa tua era stato infettato da presenze Estranee, Indesiderate.
E sporcarsi la vestaglia di rosso, di grigio, di rosso.
E stendersi sul letto guardare il soffitto e giocare con le parole.

Mi sto trattando male ma vorrei far di me un capolavoro,
vorrei essere curata,
annaffiata,
calpestata,
rianimata,
vorrei essere sbocciata,
insomma cosa che non è ancora accaduta.

Buonanotte.

Il gelato al cioccolato fa schifo.

giovedì 9 settembre 2010

00.

Questo posto mi sembra stretto e fastidioso come le mutande di un bambino di due anni addosso ad una persona di 20.


Burro d'arachidi.

Io mi chiamo V. e puzzo di burro d'arachidi perchè non l'ho mai assaggiato e siccome non mi capisco, non mi assaporo, sono come burro d'arachidi.
Quello che dico non è mai quello che faccio perchè non basta una presenza ma ce ne vorrebbero di più e anche se (finalmente) il tempaccio è tornato, io avrei voluto mettere piede fuori da questo marmo grigio. E noi cantavamo continuamente che il cielo è sempre più blu e a furia di ripeterlo si è ribellato e io sono anche un pò come il cielo perchè la gente arriva e mi dice "ti incazzi se ti faccio un complimento?" allora sarà per questo che il cielo è diventato nero, proprio perchè ci siamo complimentati troppo e i complimenti, in generale, non fanno granchè bene.
Il padre mi chiama e mi dice che è tutto apposto, si passa al quinto anno di scuola e poi si preparano le valigie e si va a vivere. Non importa dove, si va a vivere, che cosa inconcepibile.
No ma poi pensavo anche, i miei piedi non sono brutti, poveretti, solo che in foto sono veramente sfotogenici.
Urlavo a squarciagola e con gli occhi chiusi Il mondo prima e certe cose le pensi dopo averle fatte anche se sei Miss Riflessione; il mondo prima di chi?
Qui non ci sono altri steli, ci sono solo io.
Allora non la canto più, il mondo prima, aspetto un fiore e poi la canto.
Ma quando la smetterò di raccontare cagate e di ripetere più volte delle parole?
Aiuto.

E comunque io il burro d'arachidi voglio assaggiarlo.


mercoledì 8 settembre 2010

Fiumani diceva Blu io dico Labbra verdi, che mi mancano.

Solitamente non mi piace ritornare indietro nel tempo ma pensandoci, solo quattro giorni ad Agosto mi sono leccata le labbra e ne ho sentito il sapore.
Non avevo mai assaggiato quel condimento verde prima di allora, mi aveva sempre fatto senso e ora mi rendo conto che ciò che fa senso, conta davvero.
Finchè rimarrò in mezzo a queste pareti blucobalto, immersa da fotografie analizzate, dimenticate, accartocciate, in mezzo a queste cartoline da Barcellona, Amsterdam e TantisalutidaLondra che spero di vedere insieme alla mia persona il 2 di Novembre per festeggiare che senza di Lei nulla avrebbe senso, non riuscirò a riprendere abbastanza ossigeno nè fotogrammi, nè pensieri di carta. Sì, stasera ho gli occhi coperti da due Lecca-lecca a forma di ghirigoro e colorati d'arcobaleno e ci sta. Non mi rendono cieca, mi mostrano solo la realtà dolce visto che La Signora Paranoia sta spargendo nebbia sul mio cielo.
Ho bisogno di uscire, ma non dieci minuti, dieci anni e anniluce da qui, poi.
Se ho le gambe rotte senza stampelle non mi posso rialzare, apprezzate i miei sforzi; e scusate se ogni tanto ricado.

Mi manca L'aria.

Via.


Un due tre bidet.

Perdendo i sensi.

Sto impiegando le mie giornate a descrivere come mi sento ed io non so a cosa possa servire.
Mi sento, appunto, come una bambina all'asilo, che si sporca le mani di colori acrilici, fino a passare al vestitino appena comprato, al naso e ai capelli. Un danno.
Mi fanno malissimo le ossa e per di più mi sembra di essere in piena estate di nuovo; io odio L'estate.
Ho bisogno di un accordatore.

E poi arriva M. e mi dice:
"Tu con le tue foto sei l'acido che ci serviva".

E mi fa sorridere, davvero, un pò.
Mi fa perdere i sensi.

Non ho voglia di stare da sola.


martedì 7 settembre 2010

Le promesse hanno la testa mozzata.

Oggi mi sento la Musa di Nessuno. Una volta M. si incazzava quando mio fratello si divertiva a fare rutti a tutto spiano, ma non c'era molto da incazzarsi, una volta fatti non possono tornare indietro. Un pò come tutte le cose del mondo. Un pò come tutte le parole che escon dalla bocca della gente e che di conseguenza, albergano nelle orecchie del destinatario. Che poi lo sai, son state solo parole che avrebbero dovuto prender forma, invece è qualcosa di amorfo che si ferma nello stomaco e ne fai indigestione. Esistono i ricordi, capisci, non puoi riprendertele, certe cose.
Non esistono promesse con un volto e non esistono dichiarazioni con due braccia.



Mi domando perchè ieri sera mia sorella sia tornata a casa con un nuovo acquisto assurdo: una padella.
Volevo le orecchie da coniglio.

lunedì 6 settembre 2010

seriale e basta.

Dicevo, ritornano delle maledette voglie stasera.
Ho sistemato il mio forno, i biscotti che v'entrano, saran pronti sottoforma di base per cheese cake.
Irene, Irene è ufficialmente il mio cane immaginario.
E tu scusami tanto, che me ne torno nel cassonetto del vetro, per la raccolta differenziata.
Tanto è la stessa sostanza delle mie ossa.
Chissà quale occhio. Chissà quale occhio non si schioda dal mio collo.
Avresti alzato la testa e mi avresti guardata, se solo fosse stato come nei miei desideri.


C.

Direi che questi sono giorni vellutati - diceva Cassie nella prima stagione di Skins -e i miei son colorati di rosso, anche. Rosso come i pesci che vorrei avere sul comodino, rossi come il mio collo dopo essermi fatta la doccia, rossi come i miei talloni dopo sette ore di passeggiate senza sosta con i tacchi alti, rosse come il Succo d'arancia che mi sta tenendo la pancia piena.
Divento mamma, oggi, divento mamma di una cagnetta meravigliosa.
La chiamerò Irene, per Dente. Così mi dicono.
E mi chiedono se sono tornata da Parigi, ma non ci sono mai andata.
Voglio trasformare cose,
voglio due braccia.

venerdì 3 settembre 2010

Riscopriamoci.

Tutti si tappano le orecchie con delle cuffie nerocarbone e iniziano ad ascoltare versi del tipo "Settembre ci porterà via con sè", invece io credo che Settembre mi stia riportando a riva o comunque mi stia facendo uscire le rughe intorno alle labbra perchè questa pioggia che mi cade sui capelli e mi macchia i vestiti di tintura rossa mi sta rendendo felice.
Riprendere la maglia di filo preferita, sentire l'odore del legno delle porte bagnate, guardare il cielo grigio proprio come lo si sogna ogni notte.
Mi sono fatta una bella ed immensa lista di film da vedere e di musica da scaricare, che ho bisogno di purificarmi gli occhi e le orecchie.
Lorelai, mi ha presa per mano e mi ha riportata indietro di anni, a quando io e lei ci stendevamo sui letti della mia vecchia stanza dallo sfondo roseo e le macchie fucsia che ho sempre odiato.
Alcune mancanze a volte se ritornano fan bene.
Ho ripreso le matite colorate, ho disegnato una medusa sulla testa di S., una carota che muore, una camicia a quadri sul lato destro del tavolo e, a sinistra un barattolo con delle mosche catturate -perchè loro a Parigi non volano-, una Tour Eiffel, un Coniglio Bianco alla finestra e un post-it con una virgola sopra. Mi sono sporcata le mani di gessetti blue, proprio come te. E la probabilità che queste rughe spuntino, come dicevo, è del 99% oramai.
A. dice solo che mi vuole bene e mi raccomanda di fare la brava.
Non lo so se sono come braccia, queste parole, ma credo che non ci sia modo di sbandare per adesso.
Mi sto colorando ma resto sempre contro natura, il mio letargo è durato dal 10 di Giugno fino al 31 di Agosto.

ça va, Merci.

sabato 28 agosto 2010

Sono tornata, ma non a casa.

E non è quando stai in apnea che ti torna la voglia di tornare in superficie, perchè poi tanto ci fai l'abitudine. Entra l'acqua salata nelle narici, fa il suo corso, fino a dar sapore al tuo cuore.
E quando riprendi a respirare è come essersi svegliati da un lungo letargo del quale però ricordi ogni minimo particolare, un letargo ad occhiaperti.
Inizi la giornata con odor di cipolla, la signora in rosa che non lo sopporta, allora spruzza profumo all'interno del vagone sbagliato, in cui ci siamo intrufolati.
Seduti sulle valigie, trovarsi amici napoletani e qualcuno che s'interessi delle tue passioni. Il tempo passa più in fretta. Binario 16, son scesa qui. Arriva, presto corriamoacasa.
I piedi gemelli, due che batton sul letto perchè è bello prima di addormentarsi. Non era sulla torta, ma come zucchero filato ci siamo assaporati. Un solo biglietto, accanto al cuscino: "ti guardo che dormi e mi basta". Keith Haring, il letto, le finestre dei palazzi di fronte da osservare dalla nostra e con la scusa farci passar l'aria tra i capelli, la pizza e il poco sale perchè lo avevamo usato tutto per i nostri organi.
E non è vero che te ne vai.
Me ne vado, ma quella non è casa.
Allora qual'è casa.
Non lo so.
Per strada?
Forse.
E perchè vuoi andare a vivere sotto un ponte?
Non ho detto questo.
E se sapessi dove andare, dove andresti?
Qui.
Era "Qui", la risposta.

Rimettetemi con la testa sott'acqua, che mi mancano le corde dell'archetto sulla schiena, mi mancano le labbra sporche di succo d'arancia, la pizza senzasale e i piedi che battono sul bordo del letto.

Abbiam fermato il tempo.





sabato 21 agosto 2010

Je ne suis pas. Riavvolgere il nastro, buonanotte Carta da parati Poulain.



"Sei bella
come Inverno di De Andrè
quella canzone da pelle d'oca e da amare così tanto ringraziando il cielo nostro di aver avuto la fortuna di ascoltarla.
Vorrei anch'io avere l'onore di fotografarti con una conchiglia
vorrei anch'io farti sentire il mare
ma siamo lontani ed è un leggero dolore.
Ma siamo lontani ?
sei anche gentile
non solo sei il mio sogno
sei anche gentile

non.sono.bello
sono fortunato questo si
fortunato perchè conosco l'inverno.

11
e sono pronto a darti tutte le carezze.

Mai successo di sciogliermi così
a causa dell'inverno."


Grazie della bella giornata, Sogno.
E' così che va .

Mi piace nutrirmi di dolci che presto toglieranno dal commercio.

venerdì 20 agosto 2010

Mi sento realizzata.

Avevo detto che ogni qual volta in cui io giri il pomello della doccia mi lavo da tutte le pennellate, da tutti gli agenti esterni. Ho deciso che mi sento pronta a cambiare il mio serbatoio. Cinque ore, soltanto, scendere dal treno sorridere-ridereeridere. Ho dipinto un elefante giallo dalla cui proboscide nasce il sole. E l'uomo lo accarezza balla la sua gloria, la sua vittoria, la sua rinascita, magari. Ho venduto il mio quadro.

Non sono fatta di materia onirica,
non è un onore conoscere l'Inverno.

giovedì 19 agosto 2010

Meniamocela.



Speriamo bene, dai.

martedì 17 agosto 2010

Unknown.


Sono le 16:15, a F., a mare. Le dita dei piedi infastidite, poichè tra uno e l'altro piccoli sassi albergano, mentre poggiamo i piedi, a riva.
Unknown guarda in un punto fisso, così pare, forse son tanti punti, forse è solo perso nel vuoto, il suo sguardo. E' il personaggio, il soggetto più interessante della giornata, non si potrebbe mai smettere di osservarlo. Ha dei ricci che gli cadono sul collo, neri, come la sua pelle abbronzata; il suo sorriso nasce dagl'occhi e si riflette sulle labbra, così carnose, così belle; sarebbe perfetto sposarle, creano pensieri sublimi. Credere nell'impossibilità che un'estate che prometteva soltanto punture di zanzare e afa che secca la fronte, possa regalarti miriadi di fotogrammi che registrerai nel tuo organo violaceo. Oggi forse è un gran giorno, forse finirà per esser dimenticato, o per esser segnato sul calendario. Voler ciò che non c'è, aver paura di guardarsi, sentirsi forte connettendo il cervello a pensieri mistici. Fondotinta e eye-liner anche se lui non lo sa, per lui. Le onde del mare fanno avanti e indietro come i pensieri, v'è il desiderio di respingerli, per chissà quale timore, ma ritorna, Unknown, Che Meraviglia. Lui non deve correre senza guardare quella macchia nera sbiadita. Lui deve togliersi quelle lenti perchè altrimenti arriverà la notte. Semplicemente non avevo un block notes, al mare, oggi.
Vorrei amare la solitudine, come Nik.

Quanto tempo abbiamo ancora per illuderci di stare? Per illuderci di andare, per illuderci di avere?

(Credo, meno di quanto possiamo immaginare.)

Stanotte ho salutato metà dei ragazzi che se ne andranno, odio gli addii, gli arrivederci o che essi siano.
Cosa non si fa, per 1000 grammi in meno, sempre di più.
Ho indossato quelle scarpe finalmente e ho i mignoli rotti.

domenica 8 agosto 2010

E' solo un post come gli altri.

Ancora una volta sono qui a chiedermi cosa si prova a buttarsi da un palazzo di cinquanta piani. Ho sempre detto, chissà, mancherà il respiro, come tante cose che giornalmente ce lo fanno mancare, quando accadono a ogni singolo essere. Allora credo di essermi buttata da quel palazzo parecchie volte, in diciotto anni della mia esistenza. Non sopporto chi ha in mano un girasole e lo getta, calpestandolo, perchè vuole la rosa, essendo consapevole che il primo non ha niente da invidiare ad essa. E non sopporto chi usa una tenda trasparente per coprir l'evidenza, qualcosa di troppo grande e pesante. Mi sono immersa in una vasca, il rumore dell'acqua nelle orecchie è senz'altro migliore, rispetto alle parole di chi, non le connette al cuore e al cervello. Seppur avessi una paura assurda nel farlo; mi terrorizza quel marmo blue, pieno d'acqua.
Mi hanno chiamata Fiore e mi hanno detto di non sentirmi sola, ho trovato asilo e allo stesso tempo mi son sentita in mezzo ad un deserto.
Chiodi in cubi neri, pupille che lanciano chiodi sulle mie sopracciglia.
Finzione e serenità.
Un bacio effimero, che laverò via.

Fin qui tutto bene, fin qui tutto bene, fin qui tutto bene.



domenica 1 agosto 2010

Sistemar le candele in ordine d'aroma.

Stanotte mi sono addormentata su un letto a due piazze. Le lenzuola non c'entrano granchè con le pareti cianotiche della stanza; sono dai colori caldi - giallo, marrone - sembra quasi che quel quadrato si sia creato una barriera da tutto il gelo che intorno, c'è. E per quanto possa porvi riparo, v'è il caos: Skinny jeans a vita alta, giacchette grigie, pan di stelle che non mangerò mai, un giubotto che termina sotto i seni, abbastanza corto per mettere in risalto quella scritta sul torace, il portatile, la mia vecchia macchina da scrivere, "Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore" di E. A. Poe, una foto dei Baustelle e una dei CocoRosie, che dovrei appendere alla parete, insieme a tutti i miei centoventi scatti e ai biglietti della metro di Roma. E tutte quelle cartoline di posti mai visitati, dei nudi disegnati per salvarsi le palle al penultimo anno di scuola, (mio caro Profe, gay, di Figura; il cui cane v'ha allegramente cagato le scarpe di pelle!).
Ho ri-sistemato le candele sulla mia bacheca, in ordine d'aroma. La mia preferita resta sempre quella, al mou. Ho aggiunto una saponetta al profumo di cannella; l'amica vegetariana del padre, che ti porta sempre regali estremamente prodotti naturalmente, forse ha capito come prendermi.
Ho alzato le tapparelle per far entrare luce e cambiare l'aria cancerogena che circola nel mio habitat.
Sto meglio, insomma.
Quando arriva il solito idiota, poi, esclamando che "Federica è strana, ma è un complimento; che forse non lo sa, ma va contronatura e lui vorrebbe darmi delle lezioni."

Intanto noi ci siamo sposati e siamo bellissimi.
Intanto c'è chi si innamora di una pizza effimera al sapore di cartone e formaggio.
Intanto Io, mi lascio prendere a schiaffi da G, Z, P, come volete chiamarlo; lui mi ha chiesto "Chi sono io?" e io gli ho risposto: "Sei".
E sempre io e solo io, penso che dovrei comprare un nuovo block notes.
E preparare la scenografia per la festa dell'8 agosto.
E prendere i biglietti per Dublino.

Il mio vicino s'ascolta i Guns'n' Roses. Bah, certa gente, non la capisco davvero, dico.
Prendo le casse e ascolto i Sonic Youth, io, questa mattina.


venerdì 30 luglio 2010

L'assassinio.

A me non piace più, il modo in cui sto scrivendo.
Mi sento come un assassino alle prime armi,
che non sa dove puntar la pistola, quando e come premere il grilletto.
Spaesato, impaurito, che so, io.
Ma non getterò l'arma per terra, no,
Ce la faccio.


Soon.

mercoledì 28 luglio 2010

C'è bisogno di dolcezza;



di divorare sorrisi,
di vedersi vivere.

Ma io voglio che le cose passino e mi sfiorino.

Mi aspetta un bel mare verticale,
una spiaggia,
spero che da qualche parte ci sia qualcuno ad aspettarmi.

Volevo cancellare questo blog e, di nuovo flickr.

Più le lancette si spostano, più c'è nell'aria voglia di cambiare epidermide.
Una voglia di colorarla con una tempera dalle tonalità così cianotiche, fredde, intense.
E tu sei il Sole e commetterai un omicidio; ma lascio a te la scelta: puoi toccarmi, oppure no.
Ma cos'è, tutto questo assassinio gratuito?

Sono davanti allo specchio e sta per spaccarsi.
Proprio come le mie mani.
Ho l'indice e il medio protesi in avanti, non si staccano più.
C'è bisogno di autonomia, di indipendenza dalle malattie incurabili.
C'è bisogno anche stavolta, del proprio assassino.
Vorrei non essere più ghiaccio,
vorrei essere acqua, così da poter essere divisa in tante parti,
indispensabile, diversa in ogni bicchiere, in ogni palato che la manderà giù.
Andargi di traverso, esser maledetta.

Sono solo al primo stadio,
mi sento trasparente.

Ghiacciami di nuovo,
poi scioglimi,
poi dissetati.
Ma non mandarmi via,
non sputarmi.
Chiedo asilo.


E, in quanto a te, Buon compleanno.
Epicuro non aveva ragione;
e io sono unica, sì, sono L'unica.

martedì 27 luglio 2010

Piccoli graffi ci striano il corpo, dentro.

"Perchè non ti allunghi le unghie? Vuoi che ti passo lo smalto? Dai, dai, dai."
Ma Lei, nella sua mente, rispose: "Mi si potrebbe spezzare in gola, potrei graffiarmi."


Oggi mi taglio i capelli, Oggi voglio fotografare, Oggi voglio Agosto e voglio andare in Irlanda. Devo disintossicarmi.

domenica 25 luglio 2010

No tomorrow.

Quel domani che volevo ieri? Non é oggi.

Ho corso abbastanza, sono stanca.
Ho una sorta di mancanza.
E vorrei che mi baciassi le ginocchia.

Mi fanno male le ossa.
Solo così mi rendo conto di averle.




Winter is for Lovers.

sabato 24 luglio 2010

Sto bene, sto bene.

Non che sia diventata insensibile a tutto, ma quasi.
Mi sento veramente come se fossi un violino.
Vibra, ma non da sè. Magari se cade.
Osservare, solo quello, dico.
Non vuole e non può emettere alcun suono senza uno stimolo, una mano, una carezza.

Mi affido alle mani del mio musicista, oggi.
Posso rimanere chiusa nell'armadio, un pò, per il resto del mondo.

Come siamo belli insieme .


"Ho una foto sugli occhi e non vedo niente, sono lo specchio acritico del mondo deprimente. Voglio clonarmi per conoscermi meglio, voglio clonarmi per vedermi alla giusta distanza."

venerdì 23 luglio 2010

Un giorno dovremo rifare questa foto.

Avevo deciso di non fotografare più.
Poi è arrivato un "critico" e mi ha fatto ricredere.


martedì 20 luglio 2010

.

Voglio dei denti grandi. O una lente di ingrandimento magari, per farti vedere da così lontano che sto bene, che sorrido comunque.
Ho aspettato altri 10 minuti, volevo farmi male ancora un pò.
Ma cosa ne sa Epicuro di noi, dimmelo, porco dio!
C'è chi sogna, chi ha paura dei propri incubi, chi come me non sogna più.
Ed io, io quei sogni li ho amati con tutta me stessa.
Un prato, una tenda, Nothing Owed. Una scritta, una canzone che avrei desiderato sfiorassi con le tue dita, per sentirne il rilievo sulla pelle.
Era bello sognare.

Mi sono svegliata.

venerdì 9 luglio 2010

E provo soltanto disgusto e paura.

A volte mi vien voglia di scrivere, a volte mi vien da pensare di parlare a vuoto.
Forse scrivo sì, per me stessa, ma anche con la speranza che qualcuno colga le mie parole.
Mi chiedo perchè io abbia eliminato V. dal mio repertorio e stia scrivendo sempre in prima persona, forse è un bene, un male, una vittoria, una sconfitta.. Non so dare una risposta a tutto questo.

Mi chiamo Federica Armeni e alle 7:30 del mattino ho fatto un balzo dal letto,
viva l'insonnia, oserei dire.
Mancano 2 giorni ai miei 18 anni e più si avvicinano,
più vorrei non essere mai nata
o comunque, non vorrei ricordare tale data.
Mi hanno detto che colpisco la gente nei punti deboli per ottenere ciò che voglio,
dò le spalle e mi rifiuto di crederci,
rifletto,
penso che dovrei anch'io nel mio piccolo fare qualcosa,
in questa casa che non è una casa.
Piego la mia camicia, la più larga che abbia mai avuto.
Spero un giorno di indossarla e non sembrare più grossa di quello che sono,
ma per nascondere ciò che dovrei essere.
L'ho fatto ancora, Dio sì ho sbagliato e chiunque si incazzi con me ha forse tutte le ragioni del mondo.
Credo di utilizzare troppe volte la parola forse, forse.
Dovrei smetterla e cercare di avere più certezze.
Dovrei credere nel mio principe azzurro, una volta trovato.
Invece sogno ancora Il mio unico amore.
Sono patetica.
Sono vuota e marcia.
Ho detto che sono la paura
sono il male
cercate di capirmi.

Non ce la faccio più
devo darmi da fare
e per prima cosa
farò l'amore,
farò l'amore con il vuoto.







sabato 3 luglio 2010

Oggi mi hanno potato gli cheveux.



Eccomi, nuova nuova!

Io sono per il taglio netto,

oggi si cambia. Taglierò tutto questo pagliume et voilà.
Non è che non sarò sempre la stessa, sia chiaro. Magari la stessa che dà l'impressione d'esser più seria, che so.

Ho passato anche questa notte a rileggere tutto, sempre le stesse parole, le ho conficcate nello stomaco e tutto fa un pò male.
Adesso ne è a conoscenza anche A. uno dei miei migliori amici,
Lui dice che io e te gli facciamo venire il vomito, il Diabete.

venerdì 2 luglio 2010

Contrari e Pensieri Superficiali.

Mangiare un gelato e pensare al cono capovolto nello stomaco mentre cerchi di mandarlo fuori e di farne uscire un' opera d'arte, così pare più carino?
Giuro, non lo faccio da un pò ma ci penso ancora.
Pensavo che gli Afterhours saranno anche fighi obiettivamente, ma mi stanno un pò sul cazzo. Però è vero voglio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida stasera.
Come un Enso, che so, il simbolo degli Einsturzende Neubauten, altrimenti.
Ma sono cupa, diomio, mi piace il colore sulla pelle anche se dentro i colori non li sento da un pò.
Ho mentito a me stessa, che tristezza.
Non ho illuso gli altri, ho illuso me stessa.
Cubo di Rubik fai schifo al cazzo!
Sono paralizzata, oh no, le mie mani non riusciranno a risolverti/mi.
Poi magari si pensa che sono psicopatica, poi si pensa che le bugie son le canzoni che escono dalle mie corde vocali.
Ma sono leale, lo giuro. Non mi piace l'ipocrisia
è come parlare senza che esca la voce, dir ciò che non penso. Poi pensano che amo un muro, ma io credo sia un muro morbido
e anche se non lo è mi piace lo stesso
mi fa bene sbatterci contro, non una ma infinite volte.

Tornano ogni giorno i piaceri, il piacere malato a ruota libera.
Presente quando pensi: "Ho voglia di cambiare"
e il cambiamento ti fa bene, ti fa bella, ti fa gnocca e figa e iea.
Mi debbo dar da fare, passano i giorni.

Io corro, corro.
Mi spacco le ossa e mi farò bella
almeno un pò.

(I miei discorsi non fanno una piega, oppure non hanno senso, amen.)


Ma lo vedi sono un germe nelle mie stesse viscere mi sto divorando da sola.

Sono il lato più Oscuro di una Commedia Noir.
E ciò non consola.



Saremo simili e lo sputerò.

giovedì 1 luglio 2010

Bohème, mi piace la parola Bohème e non mi piacciono le castagnole che nonsonocastagnole.

Oggi mi hanno fatto assaggiare delle castagnole che per me non sono delle castagnole. Io mi ricordo quelle di M, erano solo ricoperte di miele e la degustazione era accompagnata dalle note di Just Like Honey dei Jesus & Mary Chain. Queste, invece, sono ricoperte di una glassa al limone e al cioccolato. E' un Dolce Extradolce e ora, mi viene da vomitare. Indigeribili, assolutamente, puàh.
Stasera credo che mi rifarò il palato con mezzo biscotto e sarò apposto con 20 kilocalorie. E' giusto così.
Le mie ginocchia oggi sono gemelle, anche il sinistro è stato ferito, anche lui diventerà viola.
E quello destro, invece, sta perdendo colore come quando Lui se n'è andato, ma mi ha fatto sorridere. In incognito i saluti, i sorrisi, le prese per il culo non mancano ma è più dolce di un ti voglio bene o di un cuore nero; poi aprii per l'ennesima volta lo scatolone dei ricordi, una dichiarazione d'amore molto bohème, mi dicono.
Lo ammetto, non erano le fiamme dell'inferno ad albergare dentro me quanto invece le nubi. Il bello è che c'è da impazzire ma mi piace.
Il bello è che è l'unica cosa di cui sono certa, è l'unica cosa stabile nella mia persona.

Non voglio un cazzo dalla vita. Voglio solo Capellirossi, dei pantaloni a vita alta, delle gambe storte, andare a Praga e perchè no, ascoltarmi l'Ansia di Fumaretto che Billoni interpreta da paura.

Vado a fare shopping con quei 20 cash lasciati dal padre,
sono euforica e mi esplode il cuore
e sono euforica e mi esplode il cuore
perchè
non so cos'è
e sono euforica e mi esplode il cuore.



- Loro erano così Bohème.

giovedì 24 giugno 2010

Siberia.

Oggi ho deciso che voglio l'inverno, così posso vestirmi pesante senza che nessuno mi si scagli contro o mi rompa i genitali. Intanto sogno la Siberia, sogno d'esser la regina proprio come lei m'ha immaginato e ho deciso che ci iberneremo lì.
Ma non mi è mai piaciuta la storia delle principesse, solo oggi voglio sentirmi pronta di indossar la vestaglia di Emme. Okay, nessuna purezza, in me.
Va bene anche del bianco sporco?

Continuo a raccogliere lividi sul mio corpo, come uno spazzino con i rifiuti.
Sembra quasi un dovere.
Ma appagante, sì, lo è.

martedì 22 giugno 2010

Sono La Terapia. (e sento i colori dentro.)

Oggi non mi nasconderò dietro una lettera, scrivendo in terza persona. Illuminiamo un pò le mie membra e la mente altrui. E' vero mi piace la luce soffusa, leggera, ma è pur sempre luce e allora vorrà dire che andrò a coglierne il calore, almeno quel poco che ne resta.
Sono due giorni che penso alla voce di Ian Curtis e la mia pelle è testimone di ogni mio brivido, penso che quest' uomo sconosciuto mi aiuti spesso a riflettere, sono innamorata della sua voce, ne sono perdutamente innamorata. Ma non è lui la terapia, quella sono io. Sono La Terapia! Sono io a decidere che cosa ascoltare, a decidere quando è ora di iniziare o finire, a decidere se la mia bocca s'allargherà, se dovrò dimostrare una mia ipotetica emozione tramite qualche goccia nata dalle mie orbite. E poi pensavo a quando speravo di diventare sempre di più, a quando speravo di avere della carne in meno, sperando la mattina dopo di svegliarmi con delle gambe rinsecchite, a quando avere un viso era un optional, per me. A quando mia madre mi disse che avrebbe voluto chiamarmi Micaela e io mi incazzavo, perchè Federica non mi piaceva. Mi nascondevo gli occhi con delle lenti, non m'importava di avere dei capelli trasandati o un bel taglio, che so. Si era così spensierati una volta, ma mi avevano avvisato che un giorno mi sarebbe importato così tanto del mio corpo, da diventare un'ossessione. Che brutto dar ragione a qualcuno, alle volte! Solo che adesso sono io a decidere cosa si può o no, cosa devo o non devo, cosa voglio o cosa lasciar perdere. Sono io, cazzo. Uao, non ci avevo mai pensato. Non so che cosa ho aspettato fino ad oggi, forse la fata turchina, quella che sarebbe stata capace di realizzare qualche mio desiderio, che avrebbe fatto di me una persona felice, quella che avrebbe sistemato tutto, sparando colla come i Prozac + una volta dicevano. Ma anche questo, sì, anche io sono la colla che spara la felicità.
Io.. Sono.


Ritorno a lui, Ian, mi accompagna da stanotte, non avevo le cuffie nè alcuna canzone in esecuzione. Era nella mia testa che gironzolava, credo si trovasse così bene. Adesso che c'è un pò d'ordine tutto andrà bene, lo sento. Mi hanno detto che il mio sorriso in mezzo a quel silenzio stanotte facesse gran rumore, era una bellissima combinazione.
Mi piace sorridere,
mi piace. Era da tanto che non lo facevo, o meglio, che non mentivo.
Ho sorriso per me stessa, per nessun altro.
Guardo qualsiasi segno sul mio corpo, lasciando perdere l'inchiostro sottopelle, quasi penso che mi rendano speciale, non mi devo vergognare, si può esser belli anche vestiti di lividi.

Ah, Federica sta bene, V inizia a farsi un giro nel corridoio di un ospedale.
E forse non era mostrare i miei seni che doveva farmi preoccupare, ma spogliare il mio cuore, così come ho fatto oggi. E ne sono felice, fiera.

A me stessa.



lunedì 21 giugno 2010

Giovanna d'Arco, I love u.

E poi si sapeva che V. indossava sempre una maschera,
erano gli altri che volevano far finta di non vederla. Era così sincera, senza alcuna veste davanti alle sue passioni, davanti a chi nutriva puro amore per lei. Ecco perchè a quel punto per lei era sempre Gennaio, faceva così freddo e a gettarsi a mare d'inverno le si induriva la pelle. Sembrava quasi Giovanna d'Arco ricoperta con la sua armatura insostenibile. E a V, le si appesantiva il cuore, ma era solo in quel caso che si ricordava di averlo. Era così saggia, ma non se la "menava", erano gli altri a dirlo e forse lei non avrebbe nemmeno voluto esserlo. Mancavano 19 giorni al suo compleanno, avrebbe raggiunto la maggior età ed era così preoccupata, non voleva sentirsi più responsabile di quanto già lo era stata. Eppure quel giorno lo aspettava con ansia, aveva un punto di riferimento incontaminato, aveva gli occhi ricoperti da una patina così lucida d'amore e di gioia. Solo per Lui, solo per chi la vita gliela stava donando.
E la vita l'amava, al contrario di chi dice che i bulimici, gli anoressici, i pazzi, i depressi, gli infelici, avrebbero preferito la morte. V, sapeva benissimo che pensieri così stupidi e insensati erano solo trasmessi dalla mente di chi di vita ne aveva fin troppa, ma non gli bastava mai, a chi esisteva e basta. Invece lei sapeva di vissuto e ripeteva continuamente, nella sua testa, la solita frase: "Porto su di me le cicatrici come fossero medaglie". E Coelho la faceva star bene, leggere le faceva bene.
V. pensava dieci volte prima di agire, ma quella mattina, balzò dal letto e decise, a testa alta, che niente e nessuno avrebbero dovuto colpirla, sconfiggerla. Non più, almeno da quel giorno in poi. Sennò, diciamocelo, che cazzo se l'era tatuato a fare quel "Stand Up And Resist" in cui la vera V. credeva fortemente?
Ma poi capita che l'insicurezza è lo scudo sbagliato, come l'isteria, come la paura, come la rabbia. E lei tremava e piangeva senza fermarsi un attimo, scendendo le scale a spirale dove la testa non dirigeva più sui suoi gesti. E poi arrivava la costrizione e le botte alla colonna vertebrale, le mani ai polsi che adesso ricordava come delle manette, le cui chiavi erano state smarrite. Gli occhi pieni di rabbia e i suoi pieni di dolore che si incrociavano, investendosi. Era lei la causa di tutto, era lei che s'era sentita un male solo al suono di quelle parole: la rovina, la rovina, lei era la rovina di tutto, le avevano detto.
E le parole in cui non credeva più, l'aveva sempre detto che le promesse non valgono a un cazzo.
Si sentiva solo tagliata fuori, voleva solo sentirsi importante.
"Dov'è l'amore, dov'è? Voglio fare l'amore!"
"DEVI VIVERE!"

Un abbraccio e non ci pensi più. Facciamo così.
Vaffanculo, Testa alta, Viviamo.


sabato 19 giugno 2010

Straripare non era mai stato così facile.






Era notte, il vento cercava di parlare invano a quelle mura consumate dal tempo, dalle botte causate dal cranio di V.
Aveva pur sempre una testa dura, quella piccola grande donna, eppure era così fragile.
Più sbatteva la testa, più si svuotava, più vomitava, più le si contavano le costole e a quel punto, era estremamente felice.
Ormai l'apice della sua felicità era causato da quella costola in più che andando avanti coi giorni, si faceva vedere.
Si sentiva bella, le piacevano le ossa. Voleva un seno piccolo e le gambe rinsecchite, alla vista di tutto questo, sul corpo di qualcun altro era davvero un suicidio per lei.
Consapevole del male che si recava dentro, cercava di correggersi erroneamente, poi, amando, provando ad amare, si chiedeva il perchè e il per come di quel rifiuto che generavano gli occhi di Chi non l'aveva mai degnata di uno sguardo, di chi, forse, si tappava gli occhi pur di non guardare di sfuggita il profilo di V.
S'era addormentata sul divano, il cuscino bianco come ogni notte, si dipingeva di rosso.
Non riusciva a prendere sonno, ma quando lo faceva, si sentiva paralizzata, le sue braccia erano così pesanti da non poter commettere alcun movimento.
E la paura, la paura, V. aveva tanta paura. V. era La Paura.
Adesso conta le gocce di latte da bere, le briciole da mangiare.
E la bottiglia dell'acqua, al suo fianco che non l'abbandona mai,
per poter scatenare prima possibile una tensione così forte da rompere gli argini.
Dio, quanto avrebbe voluto chiamarsi Marla Singer.



SONO IL CUORE SPEZZATO DI TYLER,
SONO IL CUORE SPEZZATO DI TYLER,
SONO IL CUORE SPEZZATO DI TYLER.

Sono La Vita Sprecata Di Tyler.

sabato 12 giugno 2010

Ho visto una donna morire.




E' difficile tornare, a volte si compiono atti senza un'azione volontaria.
A volte è meglio reagire d'impulso, si potrebbero far cose che a mente lucida non si farebbero mai e poi mai. Oh sì, a volte è un bene. A volte.
A., 18 anni, fiera possessrice di vagina, occhi castani e ciglia lunghe, capelli come seta, sorriso da sognatrice. Le sue vene non si tappavano mai finchè lei continuava a scrivere, non si riusciva a immaginarla senza una penna in mano e dei pensieri di carta. Davano spazio al suo sangue per circolare meglio. Il suo ossigeno, ogni parola che il suo cervello e il suo cuore le recapitavano, erano il suo ossigeno e insieme a queste, lo era anche Lui, paragonato più volte a qualcosa di metafisico, speciale, forte apparentemente, fragile dentro. C'era chi si sarebbe spezzato per raccoglierne i pezzi e non vederlo crollare mai più.
Si lottava per la libertà Venerdì mattina, l'Italia imbavagliata: ci si sente indignati, stanchi, forse più forti, incazzati.
Ventiquattro ore spese così, sicuramente delle strane ventiquattro ore. C'era qualche gas nobile nell'aria.
Si spense la luce e dei punti bucarono il cielo, come ogni notte. Ma quella notte, vi era tutto tranne che consolazione.
04:04, pelle e carne trita si mischiarono con l'asfalto che circondava un ospedale.
A. riusciva a sentire ancora l'eco dentro di sè, non erano parole ma colpi all'anima, questa volta.
A. ha visto una donna morire.
C'era chi tempo prima sulla propria testa aveva il cielo grigio, confusione in casa, ancor peggio dei tuoni che facevano a pugni con le nuvole.
C'era chi, aveva conosciuto una donna, M., di cui erano rimaste solo la pelle e le ossa.
C'era chi aveva conosciuto delle ossa che non si reggevano più.
Cadde nella doccia, quella donna.
Rimase seduta nella vasca, fradicia, coi denti battenti come le dita di uno scrittore sulla propria macchina da scrivere, non v'era modo di fermarli. Vi rimase per più di un'ora, nel suo silenzio.
E' difficile rendersi conto di non essere più autosufficienti e lei non lo voleva accettare.
C'era chi aveva visto cadere un quadro dietro di Lei e insieme al quadro i suoi occhi rivolti verso l'alto, era ancora cosciente di ciò che stava accadendo nell'aria.
C'era chi aveva visto due occhi sbarrati, una mano fredda che non riusciva a stringere la sua.
C'era chi aveva visto una donna che non riconosceva più la sua bambina.
C'era chi ha guardato dentro di sè e non ha saputo altro che dire "Ciao M.", anche se lei probabilmente non sentiva, anche se la sera prima avevano litigato.
C'era chi andandosene via sputò ogni essere presente in quella stanza. Erano lì, contro la volontà di quella donna.
Anche quest'ultima, venne portata in quell'orrido edificio bianco, o meglio, si tentò di arrivarci fino all'ultimo respiro.
C'era chi credeva nell'immortalità, c'era chi credeva che M. fosse la sua Dea immortale.
Cinque minuti, solo cinque.
Il suono emesso da un telefono, le prime parole elettroniche di chi sapeva già, prima di chi ne aveva realmente il diritto.
Dispiaceri, conforto, poca concezione di ciò che realmente stava accadendo.
C'era chi si incazzava e mandava la gente a farsi fottere, non era quella la verità di cui era a conoscenza, non poteva crederci. Andava tutto bene, o forse voleva solo crederci per almeno altri pochissimi minuti. Per una volta, c'era chi avrebbe sperato di avere a che fare con gente falsa.
C'era chi vide arrivare un uomo, in così poco tempo, non era un bel segno, affatto.
Non erano arrivati all'edificio bianco.
Lo sguardo di un uomo davanti a quello di una sedicenne, "C'era chi", e a quello di un bambino destinato a diventare grande senza poter rispettare i suoi tempi.
Pianti, urla, tremolii e incredulità.
Negazione.
Le braccia di quell'uomo erano diventate troppo corte per riuscire ad abbracciare tutto il dolore.

Anche "C'era chi", stanotte, ha rivisto una donna morire.

(Per quanto riguarda la foto postata, richiederei discrezione.
E' un MIO scatto, come tutti gli altri. Anche se è fatto con il cellulare per me è importantissimo.
I soggetti di quella foto sono tutta la mia vita.
Ha un valore inestimabile, nonostante sia veramente pietosa, artisticamente parlando.
Detto questo, detto tutto.
Au revoir.)

venerdì 4 giugno 2010

Minaccia di un'adulatrice di punti noir.

Ho perso un pò di cerchi concentrici e mi son persa io stessa
nel giardino.
Ah, quel giardino tanto amato e altrettanto odiato.
Tornerò. E non è una promessa.
Vi ucciderò ancora con i miei punti.

Adieu.

mercoledì 21 aprile 2010

Ascoltando riflessioni di una donna in carriera con la vita in frantumi. (Può servire, a volte.)

S'era spostato più in là, il ragazzo. Accanto vi erano tutti gli amici, si scherzava, si discuteva del più e del meno, come quando la noia uccide.
E la donna, quella donna, aveva l'aria di chi vola in alto, intoccabile, ma se sfiorata si sarebbe spezzata le ali.
Composta, severa, corretta. Non riuscivo a guardarle quel capello fuori posto, forse perchè pensavo fosse così perfetta da non poterselo permettere, forse perchè evidenziava ancor di più la sua debolezza.
Si scagliò contro il ragazzo, gli ordinò di tornare al suo posto. Egli, motivò il suo comportamento, non aveva voglia di star solo. E lei, con la voce tesa come la corda di un violino, esclamò: "Si sta così bene soli. Si sta meglio, ma forse lo capirai troppo tardi."
Cos'era? Sofferenza? Non lo so. Punti interrogativi mi assalgono, punti e basta mi fermano.
Forse ha ragione.
E io dovrei preoccuparmi, se ascolto i consigli della Professoressa di Storia dell'Arte, schizofrenica oserei dire, alla prima ora del ventuno aprile duemilaedieci.

sabato 17 aprile 2010

E scusami se sono così criptica.

Io di solito appoggio la testa al cuscino la sera, dò nomi agli oggetti, mi incazzo con loro. Poi guardo il soffitto e disegno immagini, mi addormento. Quando mi sveglierò la realtà fungerà da gomma per cancellare tutti i sogni. Mi dicono che sono pazza, che amo la vita, lo schifo.
Ribadisco, ho bisogno di qualcosa di cui non ho bisogno. Il bisogno lacera dentro, consuma.
Mi hanno detto che la consapevolezza di volersi rialzare che ho sulla pelle, è simbolo di crescita, purezza. Dicono, dicono. BLABLABLA. [Ride.]

martedì 23 marzo 2010

VNV Nation - Beloved.

http://www.youtube.com/watch?v=_7RlKe5LLPo

it's colder than before
the seasons took all they had come for
now winter dances here
it seems so fitting don't you think?
to dress the ground in white
and grey

it's so quiet I can hear
my thoughts touching every second
that I spent waiting for you
circumstances afford me
no second chance to tell you
how much I've missed you

my beloved do you know
when the warm wind comes again
another year will start to pass
and please don't ask me why I'm here
something deeper brought me
than a need to remember

we were once young and blessed with wings
no heights could keeps us from their reach
no sacred place we did not soar
still greater things burned within us
I don't regret the choices that I've made
I know you feel the same

my beloved do you know
how many times I stared at clouds
thinking that I saw you there
these are feelings that do not pass so easily
I can't forget what we claimed was ours

moments lost though time remains
I am so proud of what we were
no pain remains, no feeling
eternity awaits
grant me wings that I might fly
my restless soul is longing
no pain remains, no feeling
eternity awaits

Addio.

lunedì 15 marzo 2010

post.

Non capisco.
Non riesco a capire perchè durante l'atterraggio
posiziono i piedi in modo sbagliato.
Ho perso.
Non ho intenzione di dimenticare.
E chiamatemi pazza,
ditemi che non riuscite a capirmi,
non avete capito che non me ne frega un emerito cazzo
di nessuno di voi.

domenica 14 marzo 2010

Esplosioni primaverili.




Ciao sono Federica e mai come oggi è stato così complicato immergere la mano
in quei maledetti cerchi concentrici che mi perseguitano da mesi.
Ho provato a romperli, controvoglia, ma ci ho provato.
Mi manca ieri, mi manca quand'ero bambina.
Quando per scaricare la rabbia, per sorridere, mi bastava distruggermi
tra fango e nuvole, tornare a casa con i piedi pieni di sangue e
gli anfibi sporchi. E c'era chi si lamentava della puzza e del dolore
ma io sentivo solo profumo di vissuto e sì, era un piacere malato.
Era un periodo di sopracciglia incolte e di capelli bruciati
ma comunque perfetto.
Si stava bene, tre anni fa.
Ieri per la prima volta mi sono analizzata,
dinnanzi a quella superficie che farebbe meglio
a non riflettermi. Riesco a vedermi, adesso. E' questo che mi preoccupa.
Lato, fronte, filiscoperti raccolti, sciolti, occhi bui, mezzosorriso.
Sono diventata una bambola gonfiabile.
Per tutti.
E sono ancora capace di mantenermi lontana dal commercio.
Non mi avrete mai, sto scappando adesso.
Solo zucchero al velo, accelerazione, speranze morte nel tempo.
Le soffoco sotto le lenzuola ogni notte, quando sono loro ad abbracciarmi
ma io sento un organo battere, c'è un misantropo umano con me.
Io lo vedo il sorriso, sento le labbra,
gl'occhi, il naso.
Lo sento nello stomaco.
I cerchi, l'amore, qui. E mi colora senza saperlo.
Mi ha lasciato il cuore.
Dicono sia in buone mani,
io me lo sento strappare via,
io sento che è solo meccanico.
Nessuna richiesta, ma oggi una sola pretesa.
Portami lontano da qui, portami vicino al bianco e nero.
Portami a Milano che si deve star così bene.
Odio quella città, la odio. Voglio abbatterla e voglio vincere.
Sto esplodendo.
Ma non posso,
senza prima averlo rifatto.


"Si è fatto tardi e anche se non devi è giusto
che vada e che io la smetta di interrogarmi su quanto dura un abbraccio che vuol dire
qualcosa. sentirsi presto, domani, ha la semplicità di una montagna. ma tu lo capirai
troppo tardi. "

mercoledì 24 febbraio 2010

Won't Fall In Love Today.


Notti insonni
Sogni
Ore d'amore
Piedi sulla schiena
Vogliofarl'amore con te.
E non lasciarmi mai.
Svegliati, V.
La cura è l' Odio.

domenica 21 febbraio 2010

A dirotto.


Oggi mi sono accorta di avere le vene rotte alle ginocchia.

Il fuoco per quanto possa persuadervi, porre sicurezza, calore e rifugio

sa far male molto bene.


A dirotto, succede sempre tutto così a dirotto.

Ti colorerò di rosso.


Stanotte ho baciato il tuo naso colorandolo di rosso, ogni millesimo di secondo. Abbiamo dormito sotto la tua coperta scozzese e tolto le tende dalla finestra, guardando il cielo dai vetri inumiditi, tanto il vento non potrà farci del male. E mi hai mangiata ma spero non ti sazierai mai. E' solo un assaggio dei miei sorrisi.
Non respirerò finchè non aprirai gl'occhi. Li colorerò di blu. Dormiamo ancora un pò.

venerdì 5 febbraio 2010

Assenza.

-"Ma sai cosa, mi manchi." -"Anche io mi manco."
-"V. dovresti bere della camomilla, calmarti e far pace con te stessa."
Ma lei rigettava solo all'odor di quella pianta, le sue viscere erano in tempesta trecentosessantacinque giorni l'anno ed era la peggior nemica di sè stessa.
E non guardava mai la data di scadenza sui prodotti,
pensava fosse tutto così eterno.
La cenere vola,
ossa estranee si incastrano,
la mente cancella.
Non c'è alcuna spiegazione dinnanzi a tutto questo.
Spogliati dei tuoi lividi,
guarda come cadi bene.
Sarai fiscale V.
Sarai il silenzio creato da una pallottola ardente.
E lascerai intatti i dossi,
che tanto rifare l'asfalto non serve
è solo un viaggio di andata
e mai ritorno.

venerdì 29 gennaio 2010

Andiamo a Berlino a morire che a mettermi nei tuoi panni sono incapace.


Erano giorni che V. cercava di interpretare le immagini che le attraversavano la mente. Una farfalla, un bambino. Il volo, la rete. Libertà, costrizione. Lo chiamano affetto, interesse. Ha deciso di smettere di essere un prodotto sul mercato, o almeno di essere quella farfalla che il bambino cercava di catturare con insistenza. Ha rotto le maniglie e le ha gettate nel posto più lontano e sconosciuto. Ha strappato e accartocciato ricordi rossi che il tramonto bastardo tenderà a ricordarle ancora. La cosa che più le riusciva bene era mettersi nei panni altrui. Nel terzo cassetto dell'armadio una veste puzzava di vecchio, morto e seppellito. Aveva aspettato trecentosessantacinque giorni e due settimane prima di infilarsi in quella stoffa bianca percorsa da punti d'ago e filo. Ma ci stava troppo larga, V. era troppo piccola per portarsi dentro la purezza e se provi a nuotarci va a finire che anneghi.
Si spogliò e cercò le vesti rosse del tramonto, ma dov'erano? E perchè erano così trasparenti?
Non riusciva a strappargli la pelle. Sembrava così facile passare dall'aria all'odore napalm.
Intrattabile e incapace, così si sentiva.
V. si trovava nel giardino, ma il bastardo non ha voluto trovarla.
Era stanca di aspettare.
Andiamo a Berlino a morire?

venerdì 8 gennaio 2010

Ocean.

Ci si perde in me, suppongo. Come faccio a perdermi io, se sono un'isola? Oceano, bagna le mie coste. Ingeriscono pillole che non danno esistenza e felicità gratuita, è tutta apparenza. Abbraccio il vuoto. Ci faccio l'amore. Non basto. Non vi basto. Non mi basto. Mai più. Ho aperto i varchi evitando la resa dei conti, impossibile albergarvi. Vi si son strappate le cornee oculari a furia di cercare il caldo dentro me. E' inverno. E' passato un anno. Da oggi non contate su di me.