Mi hai dato un numero: 196.
Mi piace da impazzire il fatto che potrò guardarti come se tu fossi un grattacielo.
E baciare le tue labbra sarà come sfiorare il sole.
Ho le mani rosse, mi vergogno un sacco, per fortuna che ieri rimarrà ieri e poi diventerà l'altro ieri e così via e diventerà un giorno sempre più lontano e magari un giorno nemmeno lo vedrò più, che fortunatamente sono miope.
Voglio essere un mirtillo, mi materializzo sempre dannazione.
E voglio essere decisa a parlare con uno sconosciuto, tanto alla fine è solo sapere il tuo nome che ti permette che tu non lo sia.
Mi piaccio qui:
martedì 16 novembre 2010
domenica 14 novembre 2010
Comprerò un separè che separi i sogni dalla realtà.
Io adesso mi strizzo gli occhi e me ne sto coi piedi incrociati sotto duecentodiciassette piumoni, mentre sanguino. Sono gonfia di noia e malattia. E nessuno lo capirà, come nessuno ha fatto fino ad oggi.
Forse ho ripreso a mangiare cerchi concentrici e questo non aiuta, ma non c'entra nulla con quello che è successo stanotte.
Stanotte la terra era rossa e bruciava, il vento la portava via con sè e ci andava dritta negli occhi e ci faceva perdere la vista come se - per chissà quale motivo - non dovessimo vedere.
Un ragazzo intonava una canzone dei Baustelle e poi a catena iniziai a cantarla io e poi T. e poi discutemmo sul testo, robaccia così.
Ma ti pare ch'io mi ricordi dove cazzo stavamo? Non lo so.
Avevo un disegno con un unicorno azzurro, bianco e rosa. Come diamine mi è saltato in mente di farlo rosa? Io odio il rosa! Ma era solo un sogno.
E l'ho strappato, quel disegno. E' volato da una scala di 14 e l'ho fatto a mille pezzi.
Inspiegabilmente M. lavava i piatti e piangeva come ogni notte; fissava il disegno fluttuare nell'aria.
Scesi, giù da lei, mi strinse fino a farmi perdere il respiro.
Dio se l'amo, Dio.
Che M. è tutta la mia vita e anche Cappa e Vv.
Perchè non ho nominato P, adesso non lo so. Ma lui gridava e impazziva.
Perchè sai, M. sei la cosa più bella che esista, che esisteva.
Promettimi che se chiudo gli occhi non piangi e stai in silenzio.
Promettimi che tornerai ad abbracciarmi perchè ho paura di riaddormentarmi stanotte.
Ho bisogno di un separè.
Ho bisogno di smettere.
Ho bisogno di smettere di avere bisogno.
Forse ho ripreso a mangiare cerchi concentrici e questo non aiuta, ma non c'entra nulla con quello che è successo stanotte.
Stanotte la terra era rossa e bruciava, il vento la portava via con sè e ci andava dritta negli occhi e ci faceva perdere la vista come se - per chissà quale motivo - non dovessimo vedere.
Un ragazzo intonava una canzone dei Baustelle e poi a catena iniziai a cantarla io e poi T. e poi discutemmo sul testo, robaccia così.
Ma ti pare ch'io mi ricordi dove cazzo stavamo? Non lo so.
Avevo un disegno con un unicorno azzurro, bianco e rosa. Come diamine mi è saltato in mente di farlo rosa? Io odio il rosa! Ma era solo un sogno.
E l'ho strappato, quel disegno. E' volato da una scala di 14 e l'ho fatto a mille pezzi.
Inspiegabilmente M. lavava i piatti e piangeva come ogni notte; fissava il disegno fluttuare nell'aria.
Scesi, giù da lei, mi strinse fino a farmi perdere il respiro.
Dio se l'amo, Dio.
Che M. è tutta la mia vita e anche Cappa e Vv.
Perchè non ho nominato P, adesso non lo so. Ma lui gridava e impazziva.
Perchè sai, M. sei la cosa più bella che esista, che esisteva.
Promettimi che se chiudo gli occhi non piangi e stai in silenzio.
Promettimi che tornerai ad abbracciarmi perchè ho paura di riaddormentarmi stanotte.
Ho bisogno di un separè.
Ho bisogno di smettere.
Ho bisogno di smettere di avere bisogno.
Iscriviti a:
Post (Atom)