domenica 14 novembre 2010

Comprerò un separè che separi i sogni dalla realtà.

Io adesso mi strizzo gli occhi e me ne sto coi piedi incrociati sotto duecentodiciassette piumoni, mentre sanguino. Sono gonfia di noia e malattia. E nessuno lo capirà, come nessuno ha fatto fino ad oggi.
Forse ho ripreso a mangiare cerchi concentrici e questo non aiuta, ma non c'entra nulla con quello che è successo stanotte.
Stanotte la terra era rossa e bruciava, il vento la portava via con sè e ci andava dritta negli occhi e ci faceva perdere la vista come se - per chissà quale motivo - non dovessimo vedere.
Un ragazzo intonava una canzone dei Baustelle e poi a catena iniziai a cantarla io e poi T. e poi discutemmo sul testo, robaccia così.
Ma ti pare ch'io mi ricordi dove cazzo stavamo? Non lo so.
Avevo un disegno con un unicorno azzurro, bianco e rosa. Come diamine mi è saltato in mente di farlo rosa? Io odio il rosa! Ma era solo un sogno.
E l'ho strappato, quel disegno. E' volato da una scala di 14 e l'ho fatto a mille pezzi.
Inspiegabilmente M. lavava i piatti e piangeva come ogni notte; fissava il disegno fluttuare nell'aria.
Scesi, giù da lei, mi strinse fino a farmi perdere il respiro.
Dio se l'amo, Dio.
Che M. è tutta la mia vita e anche Cappa e Vv.
Perchè non ho nominato P, adesso non lo so. Ma lui gridava e impazziva.
Perchè sai, M. sei la cosa più bella che esista, che esisteva.
Promettimi che se chiudo gli occhi non piangi e stai in silenzio.
Promettimi che tornerai ad abbracciarmi perchè ho paura di riaddormentarmi stanotte.
Ho bisogno di un separè.
Ho bisogno di smettere.
Ho bisogno di smettere di avere bisogno.

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