domenica 14 marzo 2010

Esplosioni primaverili.




Ciao sono Federica e mai come oggi è stato così complicato immergere la mano
in quei maledetti cerchi concentrici che mi perseguitano da mesi.
Ho provato a romperli, controvoglia, ma ci ho provato.
Mi manca ieri, mi manca quand'ero bambina.
Quando per scaricare la rabbia, per sorridere, mi bastava distruggermi
tra fango e nuvole, tornare a casa con i piedi pieni di sangue e
gli anfibi sporchi. E c'era chi si lamentava della puzza e del dolore
ma io sentivo solo profumo di vissuto e sì, era un piacere malato.
Era un periodo di sopracciglia incolte e di capelli bruciati
ma comunque perfetto.
Si stava bene, tre anni fa.
Ieri per la prima volta mi sono analizzata,
dinnanzi a quella superficie che farebbe meglio
a non riflettermi. Riesco a vedermi, adesso. E' questo che mi preoccupa.
Lato, fronte, filiscoperti raccolti, sciolti, occhi bui, mezzosorriso.
Sono diventata una bambola gonfiabile.
Per tutti.
E sono ancora capace di mantenermi lontana dal commercio.
Non mi avrete mai, sto scappando adesso.
Solo zucchero al velo, accelerazione, speranze morte nel tempo.
Le soffoco sotto le lenzuola ogni notte, quando sono loro ad abbracciarmi
ma io sento un organo battere, c'è un misantropo umano con me.
Io lo vedo il sorriso, sento le labbra,
gl'occhi, il naso.
Lo sento nello stomaco.
I cerchi, l'amore, qui. E mi colora senza saperlo.
Mi ha lasciato il cuore.
Dicono sia in buone mani,
io me lo sento strappare via,
io sento che è solo meccanico.
Nessuna richiesta, ma oggi una sola pretesa.
Portami lontano da qui, portami vicino al bianco e nero.
Portami a Milano che si deve star così bene.
Odio quella città, la odio. Voglio abbatterla e voglio vincere.
Sto esplodendo.
Ma non posso,
senza prima averlo rifatto.


"Si è fatto tardi e anche se non devi è giusto
che vada e che io la smetta di interrogarmi su quanto dura un abbraccio che vuol dire
qualcosa. sentirsi presto, domani, ha la semplicità di una montagna. ma tu lo capirai
troppo tardi. "

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