lunedì 21 giugno 2010

Giovanna d'Arco, I love u.

E poi si sapeva che V. indossava sempre una maschera,
erano gli altri che volevano far finta di non vederla. Era così sincera, senza alcuna veste davanti alle sue passioni, davanti a chi nutriva puro amore per lei. Ecco perchè a quel punto per lei era sempre Gennaio, faceva così freddo e a gettarsi a mare d'inverno le si induriva la pelle. Sembrava quasi Giovanna d'Arco ricoperta con la sua armatura insostenibile. E a V, le si appesantiva il cuore, ma era solo in quel caso che si ricordava di averlo. Era così saggia, ma non se la "menava", erano gli altri a dirlo e forse lei non avrebbe nemmeno voluto esserlo. Mancavano 19 giorni al suo compleanno, avrebbe raggiunto la maggior età ed era così preoccupata, non voleva sentirsi più responsabile di quanto già lo era stata. Eppure quel giorno lo aspettava con ansia, aveva un punto di riferimento incontaminato, aveva gli occhi ricoperti da una patina così lucida d'amore e di gioia. Solo per Lui, solo per chi la vita gliela stava donando.
E la vita l'amava, al contrario di chi dice che i bulimici, gli anoressici, i pazzi, i depressi, gli infelici, avrebbero preferito la morte. V, sapeva benissimo che pensieri così stupidi e insensati erano solo trasmessi dalla mente di chi di vita ne aveva fin troppa, ma non gli bastava mai, a chi esisteva e basta. Invece lei sapeva di vissuto e ripeteva continuamente, nella sua testa, la solita frase: "Porto su di me le cicatrici come fossero medaglie". E Coelho la faceva star bene, leggere le faceva bene.
V. pensava dieci volte prima di agire, ma quella mattina, balzò dal letto e decise, a testa alta, che niente e nessuno avrebbero dovuto colpirla, sconfiggerla. Non più, almeno da quel giorno in poi. Sennò, diciamocelo, che cazzo se l'era tatuato a fare quel "Stand Up And Resist" in cui la vera V. credeva fortemente?
Ma poi capita che l'insicurezza è lo scudo sbagliato, come l'isteria, come la paura, come la rabbia. E lei tremava e piangeva senza fermarsi un attimo, scendendo le scale a spirale dove la testa non dirigeva più sui suoi gesti. E poi arrivava la costrizione e le botte alla colonna vertebrale, le mani ai polsi che adesso ricordava come delle manette, le cui chiavi erano state smarrite. Gli occhi pieni di rabbia e i suoi pieni di dolore che si incrociavano, investendosi. Era lei la causa di tutto, era lei che s'era sentita un male solo al suono di quelle parole: la rovina, la rovina, lei era la rovina di tutto, le avevano detto.
E le parole in cui non credeva più, l'aveva sempre detto che le promesse non valgono a un cazzo.
Si sentiva solo tagliata fuori, voleva solo sentirsi importante.
"Dov'è l'amore, dov'è? Voglio fare l'amore!"
"DEVI VIVERE!"

Un abbraccio e non ci pensi più. Facciamo così.
Vaffanculo, Testa alta, Viviamo.


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