martedì 22 giugno 2010

Sono La Terapia. (e sento i colori dentro.)

Oggi non mi nasconderò dietro una lettera, scrivendo in terza persona. Illuminiamo un pò le mie membra e la mente altrui. E' vero mi piace la luce soffusa, leggera, ma è pur sempre luce e allora vorrà dire che andrò a coglierne il calore, almeno quel poco che ne resta.
Sono due giorni che penso alla voce di Ian Curtis e la mia pelle è testimone di ogni mio brivido, penso che quest' uomo sconosciuto mi aiuti spesso a riflettere, sono innamorata della sua voce, ne sono perdutamente innamorata. Ma non è lui la terapia, quella sono io. Sono La Terapia! Sono io a decidere che cosa ascoltare, a decidere quando è ora di iniziare o finire, a decidere se la mia bocca s'allargherà, se dovrò dimostrare una mia ipotetica emozione tramite qualche goccia nata dalle mie orbite. E poi pensavo a quando speravo di diventare sempre di più, a quando speravo di avere della carne in meno, sperando la mattina dopo di svegliarmi con delle gambe rinsecchite, a quando avere un viso era un optional, per me. A quando mia madre mi disse che avrebbe voluto chiamarmi Micaela e io mi incazzavo, perchè Federica non mi piaceva. Mi nascondevo gli occhi con delle lenti, non m'importava di avere dei capelli trasandati o un bel taglio, che so. Si era così spensierati una volta, ma mi avevano avvisato che un giorno mi sarebbe importato così tanto del mio corpo, da diventare un'ossessione. Che brutto dar ragione a qualcuno, alle volte! Solo che adesso sono io a decidere cosa si può o no, cosa devo o non devo, cosa voglio o cosa lasciar perdere. Sono io, cazzo. Uao, non ci avevo mai pensato. Non so che cosa ho aspettato fino ad oggi, forse la fata turchina, quella che sarebbe stata capace di realizzare qualche mio desiderio, che avrebbe fatto di me una persona felice, quella che avrebbe sistemato tutto, sparando colla come i Prozac + una volta dicevano. Ma anche questo, sì, anche io sono la colla che spara la felicità.
Io.. Sono.


Ritorno a lui, Ian, mi accompagna da stanotte, non avevo le cuffie nè alcuna canzone in esecuzione. Era nella mia testa che gironzolava, credo si trovasse così bene. Adesso che c'è un pò d'ordine tutto andrà bene, lo sento. Mi hanno detto che il mio sorriso in mezzo a quel silenzio stanotte facesse gran rumore, era una bellissima combinazione.
Mi piace sorridere,
mi piace. Era da tanto che non lo facevo, o meglio, che non mentivo.
Ho sorriso per me stessa, per nessun altro.
Guardo qualsiasi segno sul mio corpo, lasciando perdere l'inchiostro sottopelle, quasi penso che mi rendano speciale, non mi devo vergognare, si può esser belli anche vestiti di lividi.

Ah, Federica sta bene, V inizia a farsi un giro nel corridoio di un ospedale.
E forse non era mostrare i miei seni che doveva farmi preoccupare, ma spogliare il mio cuore, così come ho fatto oggi. E ne sono felice, fiera.

A me stessa.



3 commenti:

  1. parole sante. peccato che in molti ci mettono troppo tempo a capirlo, e che molti non lo capiranno mai...

    RispondiElimina
  2. Sei il David di Flickr? ^^
    Grazie mille.
    Barcollerò ancora,
    lo so, ma piano piano tutto si risolve.
    Muà.

    RispondiElimina
  3. A te stessa.
    E' così che devi fare.

    Siamo fotografe, siamo troppo ossessionate dalla percezione. A furia di fotografare quello che ci piace e ci compiace per qualche motivo ci rendiamo conto che vogliamo essere belle come le cose che fotografiamo.
    La verità è che siamo deficienti.

    RispondiElimina