giovedì 24 febbraio 2011

Io ballo con L'orso (e calpesto i fiori del giardino invisibile di casa mia.)

Mi sveglio col piede destro e quello sinistro in contemporanea sul marmo grigio e la decisione inchiodata nelle pupille, come il bigliettino fucsia appeso nella mia stanza (un indovinachi della mia persona che realizzarono tempo fa agli scout). Prendo per mano l'unico uomo ancora in vita capace di farmi morire di overdose con la sua voce e salgo sull'autobus.
Arriva il controllore e mi domando quanto possa essere stupido, poi, con la solita fastidiosissima battuta; qualche giorno gli risponderò, per adesso le mie corde vocali si rifiutano di iniziare la mattina emettendo un gran bell' idiota. Mi limito a pensarlo e a girarmi verso il finestrino.
Mi mette di buon umore invece ascoltare giù fino ai timpani dei narratori della gioventù, che io la mia me la son bruciata come i miei capelli con le decolorazioni. -"Smettila di parlare come se fossi una catananna!" mi dicono, ovviamente dopo- Dunque, dicevo, L'orso mi ha fatto allargar la bocca da qui fino a Milano e mi sento una bambina per tre minuti e cinquantasette secondi.
Sono lunatica. Saranno gli edifici bianchi e interamente in cartongesso a farmi questo effetto, o il naso della supplente di geometria descrittiva che non smette di irritarmi le palle.
Così partono dalle sopracciglia e finiscono alle punte tutti questi fili rossi e ognuno è un gran capriccio. Braccia giunte e chiuso per ferie. A tempo indeterminato, s'intende.
Ma in realtà non sono neanche una commessa part-time, visto che non mi sono mai presa alcun impegno. Non posso permettermi di andarmi contro e di svuotare la mia scatola cranica per riempirla con le macerie di qualcun altro.
Inizio a graffiarmi il maglione con le unghie rotte e a perdermi in un labirinto invisibile, credo. Scusi Signora mi assento per quarantacinque minuti. Non torno più. Sono una bugiarda. Sono una debole. Non sono quel bigliettino fucsia appeso al muro. Non sono un adolescente a tempo pieno.
Mi assumo però la responsabilità di aver calpestato i fiori più belli del giardino -invisibile, come il labirinto- di casa mia.
Le macchine si mettono in moto almeno cinque volte nel giro di mezz'ora.
I sensi di colpa aumentano, la paura riemerge.
L'aceto ti brucia le labbra, le mani si nascondono.
Le coperte ti soffocano e si partoriscono traumi post film del cazzo.
Voglio vedere Elephant.
Voglio le tue dita dei piedi incrociate alle mie, personaggio invisibile come il labirinto e come il giardino di casa mia.


Per sorridere come me: http://www.youtube.com/watch?v=wkjoUgAZKTA



Nessun commento:

Posta un commento