martedì 19 aprile 2011

Il silenzio dalle narici.
















Mi tiri dal braccio e mi dici che c'è qualche punto da spiegare
ma io sono brava solo ad accorgermi della loro presenza,
di quello che non va.
Camminiamo su strade deserte e tu ti accingi ad accendere l'ultima sigaretta
prima che i binari la portino via insieme ai capelli che si confondono
col mio maglione da cinquanta lire.
Ti abbassi, ma non raccogli niente,
arrotolandoti su te stesso perdi coscienza
io ti guardo e mi sveglio abbracciata ad un albero tagliato male.

La nostra prima conversazione.

Il mio ultimo the e il tuo caffé che non ti terrà sveglio.
Gli accenti sbagliati e le scale di cellulosa.
Il mondo che gira anche se tu rompi gli orologi.
Le "x" sulle mani, come se dovessi scavare per trovarci un tesoro nascosto.
E il silenzio che ci cola dal naso e non stagna.
Credimi che
non stagna
non stagna.

La nostra seconda conversazione.

Ripariamoci con qualche lettera in più.
Ricordami come ti chiami
piangi sul mio braccio
che non sentirà il sapore di salsedine
che non si scoprirà mai alla luce del sole.
Stringimi la nuca nel secondo scaffale della nostra libreria preferita.
Cadiamo via con dei paracadute di carta straccia.

Però potremmo anche parlare per sette ore di un Ossimoro.

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