martedì 17 agosto 2010

Unknown.


Sono le 16:15, a F., a mare. Le dita dei piedi infastidite, poichè tra uno e l'altro piccoli sassi albergano, mentre poggiamo i piedi, a riva.
Unknown guarda in un punto fisso, così pare, forse son tanti punti, forse è solo perso nel vuoto, il suo sguardo. E' il personaggio, il soggetto più interessante della giornata, non si potrebbe mai smettere di osservarlo. Ha dei ricci che gli cadono sul collo, neri, come la sua pelle abbronzata; il suo sorriso nasce dagl'occhi e si riflette sulle labbra, così carnose, così belle; sarebbe perfetto sposarle, creano pensieri sublimi. Credere nell'impossibilità che un'estate che prometteva soltanto punture di zanzare e afa che secca la fronte, possa regalarti miriadi di fotogrammi che registrerai nel tuo organo violaceo. Oggi forse è un gran giorno, forse finirà per esser dimenticato, o per esser segnato sul calendario. Voler ciò che non c'è, aver paura di guardarsi, sentirsi forte connettendo il cervello a pensieri mistici. Fondotinta e eye-liner anche se lui non lo sa, per lui. Le onde del mare fanno avanti e indietro come i pensieri, v'è il desiderio di respingerli, per chissà quale timore, ma ritorna, Unknown, Che Meraviglia. Lui non deve correre senza guardare quella macchia nera sbiadita. Lui deve togliersi quelle lenti perchè altrimenti arriverà la notte. Semplicemente non avevo un block notes, al mare, oggi.
Vorrei amare la solitudine, come Nik.

Quanto tempo abbiamo ancora per illuderci di stare? Per illuderci di andare, per illuderci di avere?

(Credo, meno di quanto possiamo immaginare.)

Stanotte ho salutato metà dei ragazzi che se ne andranno, odio gli addii, gli arrivederci o che essi siano.
Cosa non si fa, per 1000 grammi in meno, sempre di più.
Ho indossato quelle scarpe finalmente e ho i mignoli rotti.

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