giovedì 28 luglio 2011

Goccia.

Su per giù, tutti si lamentano della pioggia di fine Luglio. Io no. Mi ricordo ai tempi del liceo - che poi, sembra passata un'eternità - quando scendendo dal bus iniziava a piovere. Io ero felice, non avevo mai l'ombrello con me e non aspettavo di certo qualcuno che potesse darmi un passaggio sotto il suo, come dicono Dente e Dario Brunori. A passo lento raggiungevo il cancello della scuola, mi piaceva essere baciata, graffiata e coccolata dalla pioggia.
Stasera fuori ci sono i tuoni e il cielo sembra tanto il mio stomaco pieno di grandissime cazzate, che continuano a girare dentro e non riesco ad espellere, insomma.
Bambolotta, bambolina, la plastica si rovina sotto la pioggia.
Ma è l'unica cosa che non mi abbandona mai e che mi assomiglia.
Io non mi sento pura e la pioggia in effetti non lo è.
Come zigulì mando giù qualcosa che riesca a farmi addormentare, eppure ancora sono qui a dire queste cavolate, non ho mai scritto così, come se stessi appuntando qualcosa sul mio diario segreto da infante con le pareti della stanza rosa e gli orsacchiotti accanto al cuscino.

Una volta il mio amico Albe ha detto che i bambini quando si stancano del giocattolo vecchio, lo rompono e ne vogliono uno nuovo.
Io stasera mi sento un giocattolo vecchio e rotto, abbandonato sotto la pioggia e forse dovrei ringraziare chi lo ha fatto perché adesso vedo meglio.

Buonanotte.

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